La stanza è allora il luogo simbolico di un andirivieni tra interno e esterno, tra visionarietà privata e esteriorità pubblica, proprio come lo strano destino e la buffa peripezia, oggi sempre più astratta, che è scrivere e pubblicare testi, fare e mostrare opere, etc. Ammesso che l’entrare in una stanza non sia già da sempre un modo per uscire, la ricerca di un’estasi. Estasi: uscire in un’entrata senza fine (che non è il mercato). (…) Ci sono cieli dappertutto. Ci sono stanze dappertutto…