Sono pagine scritte anni fa che compaiono nella parte finale del romanzo “Fallire. Storia con fantasmi“, la più realista e la più immaginaria delle cose che ho scritto. È un’opera che parla soprattutto di macerie, di polvere, di degrado, cioè dell’Italia negli anni Zero. Ma forse anche di speranza.
Il terremoto: peccato, perché terremoto sarebbe vicino a natura, a democrazia, a re-pubblica, a cittadinanza, se si vivesse con maggior responsabilità e consapevolezza di stare sulla Terra. Qualcosa si capisce da una citazione che mi riguarda anche nel reportage di Davide Orecchio sui miei amici dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia dell’Università di Roma, che vi invito a leggere qui
http://www.pagina99.it/2016/08/25/hai-sentito-il-terremoto-memorie-dal-sottosuolo/