I poveri sono ricchi

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A Calcutta

dove i cani sembrano morti di giorno ai bordi

delle strade e i taxi gialli vanno così in fretta che ucciderebbero
pur di non far attraversare la strada a qualche

vecchio e corrono verso Park Street o al Bengal Club dove
lasciano giù tutti quei poveri che si danno da fare

per sembrare ricchi,

bisogna andare fuori dal centro nel fitto della foresta
urbana in vicoli stretti come rivoli in

villaggi nascosti al traffico

per trovare i ricchi veri

quelli che si siedono per terra e
contemplano davanti a sé

per sentire il sollievo di trovarsi in ZTL naturali
le nicchie dei miserabili che hanno il silenzio e i cani
vivi, le statuine colorate e le immagini delle

Divinità alle radici di un un albero-tempio.

I veri ricchi sono i poveri che lavano il gradino di marmo
del tempietto all’angolo della strada, recto verso,
da una parte Kali dall’altra Hanuman
che offrono ghirlande di fiori e tempo per fermarsi e
pregare

l’atto più regale dell’uomo.

I poveri non lo sanno di essere poveri e non invidiano nessuno
bisogna essere molto ricchi per essere così poveri da

offrire se stessi

in silenzio come i cani che sembrano in trance
dare il proprio tempo a contemplare
vivere una vita così ampia e aperta al Divino
(cosa c’è più lussuoso del
Divino?)
una vita che i ricchi, poveracci, non hanno il tempo

di concedersi e questo li rende infelici

con tutti gli impegni, gli intrattenimenti

I poveri, che non sanno di essere poveri e popolano
la vita di lunghe gratuità,
si accampano sotto i muri di cinta delle ville dei ricchi
come edere o rose rampicanti, li tingono di azzurro
attaccano immagini di Divinità
accendono lumini cuociono dentro pentole
dormono coi loro bambini che giocano per terra
come i cani
mentre dietro le mura i ricchi si annoiano in solitudine
perché non hanno tempo, e vanno ai vernissage.

I poveri beati loro hanno tutto il tempo per pregare
e prosternarsi,
sgranare gli occhi di felicità al cielo e ai passanti, epifanie
del Tutt’Altro,
offrire loro una mano aperta
hanno tutto il tempo per innamorarsi del
Divino,
contemplarlo a mani aperte.

(Calcutta, fine novembre 2014)

1 commento

  1. Anonimo ha detto…
    caro beppe
    proprio ieri sera ho rivisto il film “i mostri” di dino risi.
    in un episodio gassman non fa altro che ripetere “i poveri sono ricchi” ma, è chiaro, paradossalmente.
    quello che tu descrivi io l’ho visto tante volte, a bombay, a delhi e a madras, forse c’aveva ragione pasolini, oltre a san francesco.
    un abbraccio.
    sergio

    12/05/2014 07:50:00 AM

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