“La malinconica ebbrezza dei fantasmi” – recensione a “Fallire…” di Mia Lecomte

Mia Lecomte su Le Monde Diplomatique, supplemento a –il manifesto del 15 settembre 2015 – recensione a Beppe Sebaste, Fallire. Storia con fantasmi, Amazon.it, € 2.99 (settembre 2015)

FALLIRE BeppeSebaste COPERTINA Kapoor 15x21cm (DEF)    Per l’ultimo suo libro Beppe Sebaste ha deciso polemicamente di affidarsi all’autopubblicazione Amazon. Le ragioni della sua scelta, ampiamente spiegate nel suo blog (www.beppesebaste.com) e oltremodo evidenti a chi si avventura nelle quasi trecento pagine del magnifico romanzo, si possono riassumere nella volontà assoluta, eroicamente esposta al fallimento evocato nel titolo, di difendere l’integrità, la fragile sacralità della letteratura, di un destino di parole realizzabile solo in qualche forma di comune compassione. La qualità della scrittura di Sebaste è nota, ma ogni volta desta sorpresa, e ammirazione, la sua incredibile capacità di rendere “avvincente” il dipanarsi del pensiero. In libri nei quali la narrazione è quasi esclusivamente filosofica – e il pretesto del presunto “horror” in fantasmatica controtrama permette qui di scatenarla in mille acrobazie – il protagonista assoluto è proprio il pensiero. E inconfondibilmente quello dello scrittore che abbiamo imparato a conoscere – senza mai però cadere in un’autoreferenzialità ora ulteriormente scongiurata dalla seconda persona della voce narrante – che si segue con una sorta di fiato sospeso (intelligenza sospesa/sorpresa…) come il più picaresco dei personaggi: “Chissà che farà adesso, come si trarrà d’impaccio, cosa inventerà per fuggire, come affronterà anche questa avversità, riconquisterà l’amore…”.

Nel caso di Fallire, poi, la cornice storica del berlusconismo e dei suoi derivati, è il terreno (malauguratamente) ideale per seguire l’eroe-pensiero in tutte le sue più metafisiche avventure, legittima ogni incubo e apre scenari di redenzione assoluta. A fine lettura, dopo il succedersi romanzesco di proiezioni esistenziali perennemente “dispatriate”, fuori centro, in transito (attraverso il quotidiano più banale e le sue ragioni ultime), resta addosso una sorta di malinconica ebbrezza dovuta all’impossibilità di Sebaste – e dei suoi contro-figuri narranti/ati, che non siamo che noi – di portare a compimento una vera incarnazione. La malinconica ebbrezza dei fantasmi.

Mia Lecomte

2 commenti

  1. Grazie Mia, di cuore. Solo un’altra “dispatriata”, e per di più poetessa, poteva scrivere un resoconto così simile a una compassionevole carezza, e lucidissima.

    1. Grazie a te, Beppe, per il tuo bellissimo libro. E lo sappiamo da (ormai) molto tempo di essere vicini…

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