Sono in Emilia-Romagna (dove sono nato e cresciuto) per una serie di incontri pubblici. In uno di essi, a Cesena, sul tema dell’abitare, scopro l’uovo di Colombo della vitalità dei cosiddetti centri storici: dissuadere le banche dall’occuparne gli edifici, spingerle fuori dal centro. Abituato a constatate che, dove c’erano un ristorante o un cinema, ora c’è una nuova banca, scopro che Cesena è uno di quei rari posti in cui si può dire il contrario: dove c’è quella libreria, prima c’era una banca. Lungi dalle città (la maggior parte) in cui il centro è lugubre come un non-luogo all’ora del coprifuoco, a Cesena in centro abita la gente, e l’unico conflitto, a mio avviso risolvibile, è tra chi crede che la musica e le voci siano rumore e chi crede che il rumore sia una cosa, la socialità un’altra.
Accade poi che l’odore della nebbia mi provochi un groviglio di nostalgia e sinestesia e – coincidenza – proprio sulla nebbia sfoglio in libreria il sontuoso e voluminoso repertorio a cura di Remo Cesarani e Umberto Eco (Einaudi). La nebbia non è solo un’anima del luogo e un conforto alla solitudine (come scrisse Baudelaire e dopo di lui Walter Benjamin), ma una procedura che permette nessi invisibili o insoliti tra le cose, ovvero un modo di conoscenza. Non è neppure vero, o non sempre, che la nebbia impedisca di vedere: a volte fa vedere di più, rendendo le cose come volti (come sapeva Pascoli): cioè primi piani.
Quanto all’abitare, mentre da Roma mi giunge voce della protesta contro il decreto sulla prostituzione, davanti alla “casa chiusa” di Palazzo Grazioli, nella nebbia di Bologna, tra i vicoli algidi e imbellettati del centro storico nella nebbia di Bologna, su un muro ben ristrutturato emerge in primo piano questa scritta anarchica quasi d’altri tempi che mi guardo bene dal commentare: – sbirri + puttane).
(rubrica “acchiappafantasmi” de l’Unità, domenica 29 novembre)
segnalo, su «L'Unità» dell'11 dicembre 2009, il bell'articolo di Stefania Scateni, “Il rumore invisibile della nebbia” (si può trovare on line sul sito dell'Unità)
Adoro la nebbia e quell'aria d'acqua d'argento che ti avvolge e ti fa sentir nuvola.
Bello anche il titolo, “la nebbia e il volto”; e bello ritrovare i discorsi fatti a Bologna. Nebbia, oppure neve, ti dicevo pensando a “The dead” di Joyce. Che poi è un altro modo di concepire figura e sfondo.
Un modo di “oscillare” tra figura e sfondo? Forse la tua intuizione di venerdì sera (sul divano!) era già un percepire qualcosa di più… Oscillare…Salutare…
Ciao Beppe, grazie anche per questa/o volta/o. magda
il centro è bello perché è vario (se lo è)…
ma l'esempio di cesena è bellissimo…
Il centro storico è un bel problema: il residente si lamenta che è deserto (di gente e di negozi utili) e che quindi è pericoloso nelle ore cupe (chi ti aiuta se hai bisogno?) e non basta nemmeno che sia meglio illuminato. Ma non basta nemmeno rimanere chiusi in casa, perché si vorrebbe scegliere la gente che lo può frequentare, il centro. E quindi se è abitato/frequentato da studenti o stranieri o sotto-occupati o disperati varî, non va bene perché c'è degrado urbano e rumore serale o notturno (locali e schiamazzi vari) quindi pericolo, e non importa che una parte di quella chiassosa umanità paghi ai residenti, proprio per le case diroccate della zona, affitti micidiali.
È sempre tutto un pericolo ed è sempre tutto un lamento, il centro.