Su l’Unità del 2 marzo Ascanio Celestini ha scritto sulle scuole (pubbliche) una cosa così giusta e evidente da passare quasi inosservata: “All’uscita degli studenti dovrebbe seguire l’entrata dei cittadini che potrebbero frequentare la scuola per corsi, incontri, assemblee e anche spettacoli e dibattiti o persino per motivi ludici”. Non dice solo la fame di luoghi che non siano quelli che trasformano i cittadini in clienti (anche le panchine sono in via di estinzione), ma i criteri e gli obiettivi per l’istruzione e l’educazione fissati da anni in Conferenze europee vincolanti per l’Italia (Amburgo 1997, Lisbona 2000): il diritto all’educazione permanente del cittadino adulto, la flessibilità dello studio e il superamento della concezione secondo cui la formazione professionale segue quella intellettuale, ovvero “prima si studia e, dopo, si lavora”. Educazione e istruzione non finalizzati ad obiettivi miopi, ma, come la cultura, investimento a lunga scadenza, misurano la civiltà e la ricchezza di un Paese. Ora, posto che il capo del governo sta all’educazione come uno spacciatore di eroina sta allo yoga, il “Ministero dell’istruzione” (sic, senza l’aggettivi “pubblica”), oltre a tagliarne i fondi non col machete ma col napalm, abolisce perfino quei momenti codificati in cui gli adulti fanno comunità nelle scuole, ovvero i corsi serali. Al loro posto istituirebbe dei “centri” (sostantivo già sinistro) “per l’istruzione degli adulti”, cui potrà iscriversi solo chi “non ha assolto l’obbligo di istruzione” o non è “in possesso di titoli di studio di scuola secondaria superiore”; cioè negando l’accesso ai tanti diplomati e laureati che frequentano, per esempio, i licei artistici serali. Auspico da sempre la proliferazione di corsi serali per tutti – anche licei classici – e vorrei che si cogliesse l’importanza politica della battaglia culturale per la loro salvaguardia.
(rubrica domenicale “acchiappafantasmi”, l’Unità, 6 marzo 2011)
Ascanio Celestini si mette dietro la macchina da presa e ci racconta le vite di coloro che hanno conosciuto il manicomio con il film “La pecora nera”. Al seguente link il nostro servizio: http://www.uniroma.tv/?id_video=18344
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anche perché gli adulti si renderebbero conto ( capitato a me di fare una chiacchierata con ragazzi delle medie un paio d'ore )
di quanto sono fatiscenti certe scuole, con intonaci che cadono letteralmente a pezzi nei corridoi e nelle aule.
ciao Beppe,
marino
cme la bellissima rassegna di poeti al Liceo Anco Marzio di Ostia che hai praticamente organizzato tu, caro Sergio (su richiesta degli studenti) – bellissimo esempio di comunità mista, studenti cittadini e cittadini neo-studenti…
(beppe)
ehh…
ciao, beppe
…quasi inosservata
capisciammé
ciao beppe
sergio