La gloriosa rivista di ricerca letteraria Anterem non uscirà più in versione cartacea. Circolerà in versione digitale, e rimarranno tutte le iniziative del comitato propulsore della rivista e del premio Montano, così come il comitato stesso. È un isola (o possiamo dire un iceberg) di pratiche, progetti, scritture e letture. E questo proposito in grave ritardo, mi accorgo della presenza massiccia di parole dedicate a me e al libro vincitore del premio Montano anno 2019 o 2020, il mio Come un cinghiale in una macchia d’inchiostro. A meno che nel frattempo io mi sia dimenticato di avere letto l’emozionante testo della motivazione della vincita del premio scritto da Mara Cini a risposta della mie lettera di ringraziamento. Cosa che non escluderei nella vertiginosa caduta di memoria che avvolge tutto in era Covid.
Ma io vorrei condividere, così come o condiviso la prima lettera che ha fatto le veci di un impossibile discorso pubblico in era appunto Covid, e vorrei condividerla perché mi ha emozionato – e chi non si emozionerebbe vedendo passare in rassegna, e con grazia compassionevole, la propria stessa vita?
C’è una complicità molto alta nel testo di Mara Cini, che rilegge e ripercorre e rimette a nudo praticamente tutto il libro con parole che mi impegnano e mi vincolano niente di meno nella scrittura e nella vita a un dovere di umiltà e di decenza, diciamo pure di bellezza e di energia, agli antipodi di ogni lamentazione. A scrivere bene, se possibile, senza spreco di parole né di silenzi.
Ecco, vorrei linkare qui la lettera/discorso di Mara Cini, che ringrazio ancora una volta, e la mia precedente. Seguono anchc alcune poesie del libro scelte dagli amici di Anterem. Un solo link, questo:
Da domani, fosse anche una sola frase, mi impegno a scrivere su questo blog, a sperimentare una continuità/comunità con voi che leggete. Non l’ho mai fatto prima.