Leggendo questo pezzo di Carlo Lucarelli (che ringrazio) uscito il 31 gennaio, mi sono chiesto con amarezza quando e come potranno scusarsi coloro che ci hanno coperto di veleni e sarcasmi. Per quanto mi riguarda penso non tanto all’ex prefetto di Parma Scarpis (risponderà del suo operato ai suoi superiori o al suo karma) ma al direttore della Gazzetta di Parma Giuliano Molossi, un giornalista, dunque. Che per fare una difesa d’ufficio della città da un mio reportage su Parma uscito su Venerdì di Repubblica del 25 ottobre 2008 (un reportage d’autore, come si dice, dove esprimevo indignazione ma anche nostalgia verso la mia città in cui non abitavo più da anni), fece un’inqualificabile intervista al Prefetto, chiedendo a lui di commentare le mie parole e il mio stile (robe da Orwell), cioè non solo di sconfessarmi, ma di delegittimarmi. E questi lo fece (anche se tutto fu firmato dal direttore Molossi, responsabile dell’articolo e del giornale), usando parole come “argomenti triti”, “spirito fazioso”, fino all’insinuazione e all’intimidazione (“a quanto so, è un parmigiano pieno di livore verso la sua città e non capisco perché”). Ecco, non capii neanch’io come e perché ci si potesse spingere così in basso e con tanto livore (lui sì) verso uno scrittore, non lo capisco neppure oggi, anche se col senno di poi questa avventatezza mi sembra sfiorare la cecità o la collusione.
P.S. L’articolo di Molossi sulla Gazzetta di Parma uscì il 26 o 27 ottobre 2008. Il mio blog ne parlò qui
Tra la via Emilia e i boss (giallo Parma)
